Da anni Panasonic e Leica producono obiettivi in collaborazione e il Macro-Elmarit 45mm stabilizzato per il formato Micro 4/3 è uno di questi. Si tratta di un vero e proprio macro che, senza aggiuntivi, raggiunge il rapporto di riproduzione 1:1 sul formato nativo (il micro 4/3).
Caratteristiche principali e materiali
Il Panasonic Leica Macro-Elmarit 45/2,8 è veramente compatto (63 mm di diametro, 63 mm circa di lunghezza, 225 g di peso), il barilotto è in materiale plastico di ottima qualità e anche la costruzione e le finiture sono di alto livello. L’attacco della baionetta è in metallo. Sul barilotto sono presenti i selettori per abilitare lo stabilizzatore d’immagine (progettato da Panasonic) e il limitatore di fuoco e… nient’altro… Qui il mio primo disappunto: da un’ottica fissa macro di questo livello (e prezzo) mi aspetterei per lo meno la scala delle distanze e “pretenderei” indicazioni sul rapporto di riproduzione a cui sto fotografando.
Focus by wire e ghiera di focheggiatura
La tecnologia di focheggiatura manuale è di tipo focus-by-wire. Ciò significa che la ghiera di focheggiatura non ha un accoppiamento meccanico diretto con i gruppi di lenti ma la trasmissione è elettronica, sfrutta il motore dell’autofocus. La stessa ghiera non ha un fine corsa, ma è libera di ruotare in senso orario e antiorario all’infinito. Quando acquistai il Panasonic-Leica 45mm questo tipo di meccanismo mi sembrava una stranezza, ormai è la norma praticamente su tutti gli obiettivi autofocus per mirrorless. Però, quando si ha a che fare con un obiettivo macro e mancano sia il feedback visivo sul rapporto di riproduzione sia quello della distanza di fuoco, focheggiare manualmente vuol dire giocare a mosca cieca. Un’ultima nota sulla ghiera di fuoco: le dimensioni, rapportate alle dimensioni totali dell’ottica, sono generose e la gomma è di buona qualità, tuttavia ha il difetto di catturare un’enorme quantità di polvere.
Il feeling con quest’ottica devo dire che non è scattato, ma ha il pregio di essere davvero compatta e di avere una resa molto buona.
Come ho eseguito i test
- Ho fotografato una mira ottica dalle dimensioni di un A4 circa;
- ho fotografato una “mira” graduata in millimetri con rapporti di ingrandimento di 1:2 e 1:1 per testare le capacità macro.
Ho eseguito gli scatti in luce controllata, su cavalletto, con focheggiatura manuale in live view e scattando con temporizzatore. I file RAW degli scatti relativi al punto 1 li ho convertiti usando DxO Optics Pro perché il modulo di correzione delle aberrazioni cromatiche per il Leica 45mm macro accoppiato con una fotocamera Olympus non era disponibile per Adobe Camera Raw. I RAW dei test al punto 2 li ho aperti con Adobe Camera Raw senza modificare le impostazioni di scatto e portando a zero i valori di default della nitidezza e della riduzione del rumore.
1. Test “non macro”
Nitidezza
La nitidezza non è mai uniforme fra centro e bordi. Diaframmando aumenta l’omogeneità: si ha un progressivo livellamento verso un valore intermedio su tutto il fotogramma. Al centro, già a tutta apertura (f/2.8) si hanno valori elevati che toccano il picco intorno a f/4 per poi stabilizzarsi verso f/5.6. f/5.6 è il valore che presenta probabilmente la nitidezza media più elevata se consideriamo l’uniformità su tutto il fotogramma. Da f/11 in poi iniziano a comparire i fisiologici effetti della diffrazione, ma la qualità è ancora accettabile. f/16 è da usare se proprio non se ne può fare a meno, anche se la resa è migliore di quanto mi aspettassi. f/22 è da evitare: le immagini diventano veramente “morbide”.
Vignettatura
La caduta di luce ai bordi si nota solamente a tutta apertura (f/2.8), a f/4 è già impercettibile e sparisce da f/5.6.
Aberrazioni cromatiche
Le aberrazioni cromatiche laterali sono minime ed eliminabili facilmente in post produzione.
Distorsione
Non è praticamente apprezzabile.
2. Test macro
Rapporto di riproduzione 1:1
La distanza di lavoro (cioè lo spazio fra la lente frontale e il soggetto) è davvero ridotta: siamo nell’ordine dei 7 cm circa.
Nitidezza
La resa al centro è massima a f/2.8 per diminuire progressivamente fino a f/22. La nitidezza ai bordi, invece, aumenta a f/4 per migliorare a f/5.6 e poi diminuire progressivamente fino a f/22. A questo rapporto di riproduzione f/5.6 è il diaframma ottimale di lavoro. f/8 è utilizzabile ma con una percettibile perdita di qualità. Eviterei i diaframmi più chiusi.
Vignettatura
Il comportamento è simile a quello riscontrato nel test al punto 1: abbastanza presente a f/2.8 per diminuire fino a diventare ininfluente dopo f/5.6.
Aberrazioni cromatiche
Le aberrazioni cromatiche sono minime.
Rapporto di riproduzione 1:2
Nitidezza
I risultati sono molto simili a quelli per il rapporto di riproduzione 1:1. L’unica differenza riguarda il diaframma di massima nitidezza: in questo caso il picco viene toccato intorno a f/4. Da f/5.6 inizia a diminuire sia al centro sia ai bordi.
Aberrazioni cromatiche
Le aberrazioni cromatiche laterali sono pressoché impercettibili.
Conclusioni
Il Panasonic Leica 45mm macro è un obiettivo ben costruito e compatto. La qualità ottica è più che buona e raggiunge il rapporto di ingrandimento di 1:1 (sul formato Micro4/3).
Sul barilotto mancano l’indicazione della scala delle distanze e dei rapporti di riproduzione: ciò non facilita le cose considerato che la focheggiatura manuale è di tipo by-wire. Un fattore che compensa parzialmente queste mancanze è l’autofocus, sorprendentemente è in grado di lavorare in modo efficace anche a forti ingrandimenti e, con qualche incertezza, anche al rapporto 1:1. Questa caratteristica limita il fastidio generato dal trovarsi a ruotare a caso la ghiera di focheggiatura cercando di capire a quale distanza si stia focheggiando.
Accoppiando l’obiettivo con corpi macchina Panasonic si può beneficiare delle correzioni ottiche in camera. Utilizzandolo con un corpo macchina Olympus si perdono le correzioni ottiche in camera e non tutti i software per lo sviluppo dei file RAW possiedono i profili per applicare le correzioni. Lo stesso discorso vale per lo stabilizzatore incorporato (sistema Mega OIS di Panasonic): per sfruttarlo al meglio serve un corpo macchina Panasonic (seppur nei corpi macchina Olympus più recenti o con firmware aggiornato il dialogo fra stabilizzazione sul sensore e sull’ottica sia migliorato).
Utilizzando l’ottica solamente in studio e su cavalletto, e lavorando spesso in stack-of-focus, non ho avuto modo di testare né l’efficacia dello stabilizzatore d’immagine né la resa dello sfocato (bokeh).
Il neo più grande di questa lente è il prezzo: nel mio caso si tratta di un obiettivo che uso molto, ma può costituire un deterrente all’acquisto per chi ne fa un uso meno frequente.