SONY a6400: impressioni a lungo termine

Sono passati diversi mesi da quando ho acquistato la fotocamera Sony a6400 e l’ho utilizzata in diverse situazioni, sia in ambito fotografico sia video. Ci sono aspetti che ho apprezzato molto e altri meno ma, nel complesso, si è rivelata uno strumento adatto alle mie esigenze. Consigliare una fotocamera senza conoscere l’uso che se ne vuole fare e il livello al quale si vuole utilizzare però non è semplice. Per questo motivo darò alcune indicazioni per aiutarvi a capire se può essere la fotocamera adatta per voi. Troverete anche qualche piccolo “trucchetto” per utilizzarla al meglio.

Sony a6400
Sony a6400

Design ed ergonomia

Il design non è accattivante come quello delle Olympus o delle Fuji, tuttavia le linee sono regolari e senza sporgenze. L’impugnatura non è troppo pronunciata ma proporzionata. Molto probabilmente, la maggior parte delle persone rimarrà con il mignolo fuori dal grip, personalmente però non l’ho trovata una sensazione così fastidiosa. Trattandosi di una fotocamera dalle dimensioni compatte qualcosa doveva essere sacrificato. Ciò a cui non riesco ad abituarmi è invece la posizione dei tasti posteriori: quando utilizzo la fotocamera con il mirino elettronico devo allontanarla spesso dal volto per cercare il bottone assegnato all’autofocus (AEL) o il tasto funzione (Fn). Inoltre, rispetto alle serie superiori, manca anche il comodissimo joystick.

Sony a6400 - Retro
Sony a6400 – Retro

Passando al fondello: la scheda di memoria SD è alloggiata nel vano batteria ma in una posizione poco felice: estrarre la scheda è scomodo. La filettatura per il cavalletto è invece a metà del corpo, quindi è possibile sostituire la batteria o la scehda di memoria senza smontare la piastra dello sgangio rapido (almeno utilizzando le piastre più comuni).

Sony a6400 - Alloggiamento batteria e scheda di memoria SD
Sony a6400 – Alloggiamento batteria e scheda di memoria SD

Nonostante l’ergonomia non sia il massimo, il corpo macchina è leggero e compatto: la forma regolare lo rende pratico da inserire nello zaino o in una borsa fotografica con l’ottica smontata. Se poi si vogliono mantenere gli ingombri al minimo, l’obiettivo zoom pancake kit E PZ 16-50 mm f/3,5-5,6 OSS è un buon compromesso fra qualità e praticità. Come ho detto anche nel video con le prime impressioni: se siete interessati al 16-50 mm acquistatelo in kit perché comprato a parte ha un prezzo molto superiore che secondo me non vale.

Sensore e qualità d’immagine

La a6400 monta un sensore retroilluminato Sony di formato APS-C da 24 Mpxl che insieme all’elettronica fornisce immagini di buona qualità ma soprattutto flessibili. Le immagini che produce, pur essendo buone, non sono forse le più pulite che si possano avere: ma quando si vanno a lavorare e soprattutto a strapazzare i file il vantaggio competitivo si apprezza. In ogni caso stiamo parlando di file adatti alla maggior parte delle esigenze, sia in termini qualitativi sia come dimensioni.

Autofocus

Sull’autofocus c’è poco da dire, è uno dei principali motivi per cui si acquista una fotocamera Sony. Funziona egregiamente. L’autofocus continuo in video con riconoscimento dei volti è affidabile e costante ed è uno degli aspetti su cui non ho mai riscontrato problemi. Il comparto della focheggiatura automatica offre inoltre svariate possibilità di personalizzazione per adattarsi alle differenti esigenze. Inoltre, fra aggiornamenti firmware, tasti funzione personalizzabili e bottone dedicato sulle ottiche che lo prevedono, il passaggio da una modalità di AF all’altra è semplificato. Insomma, sotto questo aspetto le Sony sono blindate.

Manual Focus

Lo avevo già sperimentato con la Sony a7R III: l’uso della focheggiatura manuale con le Sony non è l’esperienza più appagante del mondo. La risoluzione dello schermo e la funzionalità di ingrandimento dell’area di fuoco non continua (si possono selezionare solo due step: 5,9x e 11,7x) non agevolano l’operazione. Per fortuna con l’AF hanno fatto un lavoro ottimo e quindi, anche nello still-life, ho iniziato a fare affidamento su quello.

Schermo orientabile

Prima di acquistare la Sony a6400 sono stato molto indeciso se scegliere questo modello come secondo corpo da affiancare alla Sony a7R III, oppure optare per la meno recente ma stabilizzata a6500 (ormai sostituita dalla a6600). I motivi che mi hanno fatto preferire la a6400 sono stati il nuovo modulo autofocus e lo schermo ribaltabile in avanti. Lo schermo ribaltabile permette di riprendersi con la certezza di essere nell’inquadratura, di verificare le impostazioni durante la ripresa e controllare se l’AF stia funzionando correttamente.

Sony a6400 - Schermo ribaltabile
Sony a6400 – Schermo ribaltabile

Sony ha mantenuto lo schermo ribaltabile anche sulle ultime due nate della serie a6X00: la a6100 e la a6600.

Perché su una Sony è così importante avere uno schermo ribaltabile per riprendersi

Quando si connette lo smartphone alla fotocamera in modalità wireless (tramite l’app ufficiale Imaging Edge) per usare il display del telefono come monitor esterno perdiamo l’AF continuo sul volto. Lo stesso accade quando si usa un monitor esterno connesso via HDMI (sulla Sony A7C questo limite è stato risolto, ma non quello con l’app). L’unico modo per mantenere l’AF continuo sul volto attivo è collegare un monitor esterno che possa registrare internamente e disabilitare la registrazione sulla scheda SD della fotocamera. Se la registrazione non avviene internamente ma nel monitor esterno allora l’AF continuo sul volto in ripresa video viene mantenuto. Questa soluzione però non è economica: chi compra una fotocamera come la a6400 non possiede necessariamente un monitor esterno in grado di registrare il flusso video, quindi lo schermo ribaltabile è davvero importante.

Batterie

Le batterie sono il mio unico vero motivo di astio verso la a6400: utilizza ancora il vecchio modello che ha una durata della carica limitata. Avevo pensato a una permuta con la a6600 solamente per questo, ma il costo della a6600, pur permutando la a6400, mi fece titubare sul passaggio. Aggiornamento: A distanza di un anno e mezzo dalla prima stesura di questo articolo, ho sostituito la a6400 con la A7C, più costosa della a6600 ma full frame.

La durata delle batterie condiziona anche l’utilizzo prolungato in video che altrimenti non avrebbe particolari limitazioni.

Video

La a6400 è una delle prime fotocamere Sony a cui è stato rimosso il limite dei 29 minuti di registrazione continuativa. Potete, teoricamente, registrare fino a che la batteria non è scarica (o la scheda di memoria è piena) perché sono stati per lo più risolti anche i problemi di overheating (surriscaldamento). Peccato che le batterie non permettano lunghe sessioni di registrazione, magari in 4K e con AF continuo attivo. Per risolvere il problema potete alimentare la fotocamera con un power bank o con una dummy battery, ma ciò va a discapito della portabilità.

Veniamo alle altre limitazioni: i file che produce sono a 8 bit, anche l’uscita HDMI lo è, quindi anche utilizzando un registratore esterno più performante questo limite resta. Il bitrate massimo, anche per i file in 4K, è di 100 Mb/s e il sottocampionamento del colore 4:2:0.

A questo punto però c’è da porsi una domanda: le limitazioni che ho elencato sono un problema per quello che devo fare? Se non vi siete mai posti i problemi delle specifiche citate allora quelle limitazioni probabilmente non influiranno sull’impiego che volete fare della fotocamera.

Per esempio, se pubblicate principalmente video su YouTube la a6400 andrà benissimo, anzi, potrà essere adatta anche a un utilizzo un po’ più esigente.

S-Log2, S-Log3, HLG

La Sony a6400 può registrare con i profili S-Log2, S-Log3 e HLG. In S-Log la sensibilità minima parte da 500 ISO (invece degli 800 imposti da altri modelli Sony), con vantaggi in termini di rumore e flessibilità d’impiego. Registrare con questi profili, quando necessario, permette di sfruttare fino a 14 stop di gamma dinamica. Di contro abbiamo dei file da postprodurre e gestire i profili Log di Sony non sono la cosa più semplice al mondo, per lo meno se lo scopo è quello di riprodurre una situazione realistica. Sony non aiuta molto in questo senso perché non fornisce una LUT utile per riportare il LOG allo standard REC709 o 2020. Si trovano molte LUT di terze parti ma la cosa non è lo stesso semplice se non si ha esperienza. Inoltre, avendo continuato a usare la a6400, a causa delle limitazioni dei formati video l’unico profilo parzialmente logaritmico che consiglio è l’HLG.

Nel video linkato in fondo alla pagina trovate questa e altre immagini di esempio a dimensioni maggiori
Nel video linkato in fondo alla pagina trovate questa e altre immagini di esempio a dimensioni maggiori

Il profilo HLG (Hybrid Log Gamma) è un buon compromesso quando i profili standard non sono sufficienti ma non c’è bisogno dei profili S-LOG, problematici da usare. Inoltre, utilizzando il profilo HLG, il tracking dell’AF sembra funzionare meglio rispetto all’uso in LOG, si tratta però di una impressione personale.

Effetto Rolling Shutter e Vlogging

L’effetto Rolling Shutter, soprattutto in 4K, è abbastanza pronunciato, ma questa non è una novità fra le Sony. L’uso di ottiche stabilizzate peggiora forse la situazione se si fanno spostamenti veloci della fotocamera. Non la vedo perciò come la fotocamera migliore per vloggare in movimento. In questo ambito la mia esperienza è scarsa, ma per lunghe sessioni di vlogging in movimento non la trovo il massimo. Se invece si tiene la fotocamera ferma, lo stabilizzatore delle ottiche è efficace, soprattutto in uso fotografico.

Obiettivo Kit 16-50 mm f/3,5-5,6 OSS

Considero l’obiettivo kit un buon affare: acquistandolo insieme alla fotocamera (per cento euro circa) si ha da subito un’ottica adatta a molte situazioni. Non si tratta di un’ottica professionale, ma come ottica kit è onesta. Il Sony 16-50 mm f/3,5-5.6 stabilizzato è uno zoom pancake motorizzato adatto sia per foto sia in video. La cosa che non mi piace di quest’ottica è che se la fotocamera va in standby l’obiettivo si ritrae e e obbliga a ricomporre. Per il resto, tenendo presenti i limiti della classe del prodotto, trovo che si comporti bene.

Conclusioni

L’idea che mi sono fatto della a6400, ma che vale più in generale per tutte le fotocamere della serie a6X00, è che Sony non ha (ancora) una linea di fotocamera APS-C professionali.

La a6400 è una fotocamera adatta all’uso ibrido (foto e video), ma ha delle limitazioni. Se queste limitazioni siano un problema dipende dall’uso che ne volete fare. In generale, è una fotocamera che mi sento di consigliare, in grado di produrre immagini e video di buona qualità e performance generali elevate, a patto di non essere messa sotto stress. Nelle situazione in cui viene tenuta a lungo sotto pressione non dà il meglio di sé.

Nel mio utilizzo normale non ho avuto problemi. I problemi li ho avuti durante cerimonie o situazioni che richiedevano una presenza più costante e affidabile. È lì che l’elettronica è andata in crisi. Ho riscontrato blocchi del copro macchina di svariati secondi e l’autofocus del Sony 24-70/2.8 G Master che ha smesso di comunicare con la fotocamera. In più, la a6400 non è così veloce a livello operativo né di trasferimento e memorizzazione dei file. I comandi non rispondono in maniera abbastanza pronta quando la situazione richiede grande tempismo e ciò porta – per esmpio – a premere più volte uno stesso tasto che, essendo già stato premuto, va ad attivare funzioni non richieste.

I limiti in ripresa video sono dovuti sia al tipo di file, sottodimensionati rispetto agli standard offerti della concorrenza (nel 2019), sia alle batterie, punto debole di questa serie (a6600 esclusa).

Adesso che conoscete i pro (ottima qualità d’immagine, AF eccezionale, alte prestazioni genearali, compattezza) e i contro (possibile inaffidabilità quando eccessivamente sotto stress), credo abbiate più elementi per decidere se si tratta della fotocamera adatta a voi.

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