Geoff Dyer, L’infinito istante: un non fotografo che scrive di fotografia

Cosa accade quando un non fotografo dichiarato decide di scrivere un saggio sulla fotografia? La risposta è L’infinito istante di Geoff Dyer: un saggio originale sulla fotografia (e sulla storia di alcuni famosi fotografi).   “… non sono un fotografo […]; intendo proprio dire che nemmeno posseggo una macchina fotografica”: Dyer, con queste parole, mette in chiaro la propria posizione. Non è un fotografo e nemmeno un critico, ma uno scrittore e reputa questo approccio da outsider una condizione favorevole per trattare in modo più “puro” la materia, come quando scrisse un libro sulla musica jazz senza essere un musicista.

Edizioni: L’infinito istante Vs. The Ongoing Moment

L’infinito istante, titolo dell’edizione italiana (Einaudi), è stato recentemente ristampato (settembre 2022) da Il Saggiatore. L’edizione in lingua inglese, The Ongoing Moment è sicuramente piacevole da leggere ma richiede una conoscenza dell’inglese che vada oltre il livello base.

Geoff Dyer - The Ongoing Moment
Geoff Dyer – The Ongoing Moment

L’infinito istante

L’infinito istante è una ricerca che Geoff Dyer, estimatore del mezzo fotografico, decide di intraprendere per imparare di più su questo medium. Inizia scegliendo casualmente alcune immagini per poi affinare il criterio di selezione quando comincia a intravedere uno schema. “Ho iniziato a notare che un certo numero di queste foto avevano qualcosa in comune – un cappello, poniamo – e una volta che ne sono divento consapevole ho iniziato a cercare immagini di cappelli […]. Non appena mi sono accorto che ero attirato dai cappelli l’idea del cappello è diventata un principio o un nodo per ordinare il lavoro”.  Uno stesso soggetto è stato ripreso da fotografi diversi, in tempi e luoghi differenti, e ognuno lo ha fatto secondo il proprio stile. Le domande che nascono nella mente dello scrittore sono molteplici: è possibile riconoscere inequivocabilmente un fotografo dal suo stile solamente guardandone le fotografie? Foto simili realizzate da fotografi differenti sono un omaggio al lavoro di un collega o delle coincidenze?

Ma “Quanto può protrarsi una coincidenza, prima che cessi di essere tale? La coincidenza deve essere di un istante? E quanto dura quell’istante, l’infinito istante?” La fotografia ha il potere di riconciliare qualcosa che è simultaneo con ciò che è successivo, come se il tempo che intercorre tra due istanti venisse sospeso. Questo paragrafo credo che espliciti il filo rosso che mantiene la rotta della narrazione; per usare nuovamente le parole di Dyer: “in questo libro alcune fotografie sono nodi, luoghi dove i soggetti, all’inizio considerati distanti, convergono e si mescolano”.

André Kertész, Bocskay-ter, Budapest (1914) a sx; Steve Schapiro, Three Men, New York, (1961) a dx
André Kertész, Bocskay-ter, Budapest (1914) a sx; Steve Schapiro, Three Men, New York, (1961) a dx

Perché leggere questo saggio

Se siete amanti della fotografia è un saggio che apprezzerete.

Il lavoro di ricerca è puntuale, fornisce informazioni riguardanti fotografi famosi ed evidenzia le relazioni che li hanno legati più o meno direttamente. Se da una parte porta a conoscere autori che ci erano ignoti, dall’altra suggerisce spunti per guardare in modo nuovo quelli che già conoscevamo.

Allo stesso tempo, il saggio è anche una lettura non ortodossa del significato delle fotografie prese in esame: Dyer ne fa un’analisi introspettiva e contestualizzata. È un testo che consiglio: non è né tecnico né pesante. Più che un saggio sembra a un racconto da cui è difficile staccarsi prima di arrivare alla fine.

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